Sono pochi i luoghi dove il tempo si è totalmente fermato e lascia la possibilità al viaggiatore che vi si rechi, di poter esplorare un passato lungo millenni e scorrere la linea temporale facendo pochi passi. Tra questi rari posti c’è Compsa.
L’antica Conza della Campania è un patrimonio culturale di rara bellezza ed interesse, cristallizzato nel tempo, che permette di approfondire la storia di una delle città più importanti nella zona nell’antichità e che è stata abbandonata a causa dell’ultimo sisma del 23 novembre 1980.
Il racconto di Compsa è lungo e fatto di momenti di massimo splendore ed altri di spopolamento ed abbandono, tutti stratificati in pochi metri quadrati di spazio, con una presenza di epoche diverse che convivono nei lasciti architettonici che, negli anni, gli archeologi hanno scoperto e che parlano della storia non solo di questo borgo, ma di tutta l’Irpinia.
Una storia che parte già dall’epoca preistorica e che, ancora oggi, riserva sorprese e nuovi ritrovamenti.
Compsa, posta su un altopiano a dominio della Valle dell’Ofanto, a controllo del valico naturale che unisce la costa tirrenica a quella adriatica, è stato un punto importantissimo per l’incontro tra culture diverse, provenienti dall’antica Daunia, dalla Lucania e dall’Irpinia.
La presenza umana è attestata già al neolitico ma è dall’Età del Ferro che si fa più consistente, come si può notare ad una necropoli ritrovata alla base del pianoro dove sorge il paese.
Sempre nel periodo pre-romana, inizia a consolidarsi l’importanza di Compsa. Un’iscrizione su un elmo del IV sec. a.C. riporta come un gruppo di guerrieri fosse al servizio della città di Metaponto e provenissero da “Campsa”.
Già nel III secolo a.C. Compsa appare essere una città fedele a Roma ed il senato stringe patti con l’élite locale dei Mopsiani. La fazione opposta, però, si allea con Annibale, generale delle truppe cartaginesi le quali, una volta eliminata la resistenza mopsiana, occupano la città . Il tentativo di liberarsi dall’egemonia romana, però, dura solo due anni, quando le truppe del generale Q. Flacco riconquistano l’insediamento e sedano tutte le rivolte scaturite in Irpinia durante il passaggio cartaginese.
Agli inizi del I secolo a.C. il paese si schiera contro il senato romano, nella guerra sociale, uscendone sconfitta. Nonostante ciò, forse per una fitta presenza di filo-romani all’interno, il centro non verrà distrutto, anzi: acquisisce lo status di “Municipium“, con l’iscrizione dei cittadini romani all’interno alla tribù Galeria.
In questo momento Compsa inizia ad essere centro di potere locale, esercitando la sua gestione su tutto il territorio circostante.
Dopo la fine dell’Impero Romano d’Occidente, Compsa continuò comunque ad esercitare la sua influenza ed il suo controllo. Fu roccaforte dei Goti in ritirata e forse, proprio qui, si ebbe la loro definitiva resa all’esercito di Giustiniano.
Pochi anni dopo la riconquista romana, effettuata da Narsete nel 555, arrivarono i Longobardi. In realtà questa popolazione era tra le fila dell’esercito romano e si impiantò qui stabilmente a partire dal 568, assimilando, probabilmente, anche parte della popolazione gota rimasta.
In questo periodo il centro del potere passa dal “foro“, alla parte alta del paese, e Compsa diventa un centro strategico sempre più importante per i longobardi nel Sud Italia. Proprio in questo periodo di crescita si ha anche l’istituzione della Sede Arcivescovile, istituzione tolta nel 1921.
Nel 1076 arriveranno i Normanni, ma i fasti dei secoli precedenti non saranno mai più raggiunti, nonostante la presenza arcivescovile. Durante questi decenni gli edifici più importanti sono il castello, nella parte alta, e la cattedrale, edificio che nel XII secolo riceverà anche le spoglie di sant’Erberto, patrono ancora oggi del borgo.
Nonostante numerosi terremoti che ne hanno segnato il destino, il paese viene ricostruito più volte sempre intorno al fortilizio, prendendo la connotazione del classico borgo medievale, sorto intorno al castello e cinto da mura.
Fino alla fine del XVII secolo, la Contea di Compsa fu retta dalle famiglie Del Balzo, dai Gesualdo e dai Mirelli-Carafa. Proprio sotto il dominio dei Gesualdo, il centro abitato raggiunse nuovamente una notevole prosperità.
Tra il 1694 e il 1732 la cattedrale viene ricostruita per intero a causa dei terremoti avvenuti in quelle date, con la forma che si è conservata fino al novembre del 1980. Durante tutto il XIX secolo, il centro urbano vede anche una nuova espansione, con motivi semplici ed un’estensione che segue i limiti dettati dall’orografia della zona.
Questa espansione urbanistica vede anche un aumento demografico costante fino agli anni tra il 1965 e il 1970 quando, a causa della situazione occupazionale sempre più complessa, si registra un brusco calo degli abitanti.
Il definitivo abbandono del centro abitato, come detto, si avrà dopo l’ultimo sisma, lasciando all’odierno visitatore la possibilità non solo di vedere uno spaccato pressoché rimasto immutato della vita in quegli ultimi istanti, ma ha aperto la possibilità di poter conoscere la storia “nascosta” al di sotto delle costruzioni più moderne.
Come si può capire “Conza Vecchia” è un luogo unico nel suo genere, nel quale si può vedere come la stratigrafia costruttiva insista su uno stesso luogo da secoli, inglobando edifici antichi in costruzioni moderne, con il riutilizzo di materiali presenti e cambi di destinazioni d’uso delle strutture .
Oggigiorno, chi si avventurerà tra i vicoli di questo paese “fantasma” nella Provincia di Avellino, potrà osservare varie strutture, ristrutturate o riportate alla luce dopo millenni.
Dopo il tragico evento dell’80, è stato riportato alla luce il foro romano, con l’intero podio del tempio sul quale sono state trovate le tracce del colonnato e di un portico. Sul lato orientale della piazza, invece, sono state rinvenute strutture perimetrali basso medievali della cattedrale di Santa Maria Assunta in Cielo.
Tra i frammenti trovati negli scavi stratigrafici, vi è anche il resto di una base onoraria dedicata a Costantino. Questo dimostra che il foro sia stato ancora ben funzionante nella metà del IV secolo d.C.
Nella parte alta dell’abitato, dove sorgeva il castello oramai non visibile, sono state trovate tracce di un anfiteatro e gli scavi hanno riportato alla luce parte della prima galleria anulare dell’ambulacro inferiore.
Ben visibile è anche la cattedrale, con le varie stratigrafie e una parte degli affreschi medievali. All’interno del Parco Archeologico, infine, è visitabile anche un museo allestito per raccontare la storia di questo luogo.
Questa, naturalmente, è solo una piccola parte di ciò che il visitatore può osservare visitando questo luogo fatto di silenzio e memoria, fermo nella sua staticità temporale, ma allo stesso modo fluido, con ogni passo che racconta epoche diverse. Un posto irpino che merita di essere visto. Un borgo “fantasma” ma che sa ancora benissimo parlare al turista che abbia voglia di ascoltare.