Morra De Sanctis è un paese della Provincia di Avellino situato nella parte centro-orientale dell’Irpinia, su un rilievo a pochi chilometri dal corso del fiume Ofanto.
“Dunque una costa in pendio avvallata è Morra. Ed è tutto un belvedere”
Così l’illustre critico letterario Francesco De Sanctis descriveva il suo paese natio, Morra Irpino nel libro “Un Viaggio Elettorale, luogo che, nel 1934, proprio per dare onore al suo figlio più illustre, prese la denominazione con cui oggi lo conosciamo.
Morra De Sanctis sorge all’incirca sugli 850 metri s.l.m. anche se la punta più alta supera i 900. Il numero dei suoi abitanti è superiore alle 1.100 unità e dista dal capoluogo di Provincia, Avellino, all’incirca 61 km. Confina con i Comuni di Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi, Guardia Lombardi, Andretta, Conza della Campania e Teora.
Il patrono del paese è San Rocco, che qui si festeggia il 23 agosto, anche se molto sentito è anche il culto di San Gerardo Maiella, Santa Lucia e della Vergine Maria.
La storia di Morra De Sanctis è lunga e stratificata. Le testimonianze archeologiche fanno capire che già durante il Paleolitico alcune zone del territorio erano frequentate da gruppi di cacciatori-raccoglitori. Durante l’VIII secolo a.C., invece, si hanno le prime tracce di insediamenti stabili che vanno ad inserirsi nella fase “orientalizzante” della fossakultur di “Oliveto-Cairano“, quella degli abitanti che diedero il nome a queste zone: gli Irpini.
La necropoli di Piano Cerasulo, grazie agli scavi del professor Werner Johannowsky ha restituito corredi maschili e femminili di pregio, tra cui spicca una collana in ambra del Baltico, reperto che testimonia come già durante il VII secolo a.C. i commerci permettevano il viaggio delle merci dal Nord Europa fino al Sud Italia.
Altro elemento di notevole importanza è la cosiddetta “Coppa dei Lupi“, un manufatto in terracotta che riporta sui bordi delle figure zoomorfe che raffigurano del lupi, un unicum che testimonia l’importanza dell’animale totemico degli irpini che ancora oggi è il simbolo di queste terre.
Altri reperti, provenienti dalla località Piano di Tivoli, ci raccontano i momenti dello sviluppo della civiltà Sannita in queste zone, del contatto e l’acculturazione che ebbero queste genti quando conobbero i greci, soprattutto quelli che fondarono colonie nelle zone di Paestum e Pontecagnano, anche se è certo un contatto con le zone di Metaponto.
Il borgo vero e proprio come lo conosciamo oggi fu fondato probabilmente durante la guerra Greco-Gotica come avamposto goto durante la ritirata di questi ultimi pressati dall’esercito mandato da Giustiniano per riconquistare questa parte di impero. È assodata la presenza di mercenari longobardi tra le fila dell’esercito bizantino e furono questi ultimi a compiere la fortificazione della zona che prese nel tempo il nome di “Morra” che deriva dalla radice mor/murm che significa “cumulo di pietre“, in chiaro riferimento anche alla natura geologica del monte dove sorge il paese, costituito da conglomerato, una vera e propria amalgama di pietre di origine fluviale.
Fu quindi il toponimo del paese a dare il nome alla famiglia feudale, i Morra, che per secoli hanno governato queste terre, con momenti, soprattutto tra l’XI e XII secolo, di grande splendore, dove personaggi della famiglia ebbero posti di rilievo come Alberto Morra che fu eletto al soglio pontificio col nome di Gregorio VIII nel 1187, o una Morra che fu Badessa dell’Abbazia del Goleto.
Durante il risorgimento molti morresi presero parte ai moti prima del ’21, fino a culminare con la presa di posizione che prevedeva l’annessione al nascente Stato nazionale. In questo panorama si inserisce la figura del grande intellettuale Francesco De Sanctis.
Da notare un’altra particolarità storica che ha reso Morra De Sanctis famosissima anche a livello nazionale: il baccalà. Questo tipo di lavorazione del merluzzo viene utilizzata, grazie alla possibilità di lunga conservazione, in molte ricette del luogo, come diffusissimo baccalà a la ‘ualanegna.
Questo tipo di pesce fu introdotto qui con tutta probabilità dai normanni, che arrivarono in queste zone già nell’anno 1000 e portarono con loro questa tradizione culinaria appunto perché, come detto, permetteva il trasporto del merluzzo lavorato e messo sotto sale, per lunghi viaggi senza che l’alimento si deteriorasse.
Oggi il borgo conserva al suo interno le tracce di questo cammino millenario, che permette al viaggiatore che si fermerà a Morra De Sanctis di potersi immergere in un angolo di storia e cultura di grande importanza.
Riassumere in poche righe la vita di questo illustre cittadino di Morra De Sanctis è davvero complesso: politico, critico letterario, filosofo, scrittore, combattente risorgimentale, Ministro dell’Istruzione, giornalista. Una figura poliedrica che ha trovato qui la nascita il 28 marzo 1817.
Nonostante rimase qui solo fino a 9 anni, restò legato profondamente al paese che ritornò nei suoi scritti spesso, in particolare ne “La giovinezza” e nel libro “Un Viaggio Elettorale“.
Cresciuto intellettualmente a Napoli, dove, nel 1836, nella scuola di Basilio Puoti, conobbe anche Leopardi, iniziò la carriera di professore prima alla scuola militare preparatoria di San Giovanni a Carbonara e poi alla Nunziatella.
Partecipò ai moti del 1848 come membro dell’associazione “Unità d’Italia”, diretta da Luigi Settembrini. Questo avvenimento lo fece sospendere dall’insegnamento. Nel novembre dello stesso anno De Sanctis si recò nell’entroterra calabro dove scrisse i primi “Saggi critici” ma, nel 1850, venne arrestato e condotto a Napoli, nella prigione di Castel dell’Ovo.
Rimase in cella per 3 anni, periodo in cui si dedicò allo studio del tedesco per poi tradurre delle opere di Hegel e scrisse “La Prigione“.
Uscito dal carcere ed espulso dal Regno delle Due Sicilie, si diresse prima a Torino, dove continuò un’intensa attività letteraria, e poi a Zurigo, dove fu professore al Politecnico dal 1856 al 1860.
Dopo la costituzione del Regno d’Italia, tornò in patria e sottoscrisse il manifesto del Partito d’Azione per promuovere la totale unificazione.
Nominato governatore della provincia di Avellino, venne eletto nel 1861 deputato al parlamento nazionale per essere poi nominato Ministro della Pubblica Istruzione.
Nel 1863 diventò direttore del quotidiano “Italia”, voce della sinistra storica moderata e dell'”Associazione unitaria costituzionale” promossa insieme a Settembrini.
Dopo anni di intensa attività letteraria e politica, si ritirò a Napoli per sistemare in maniera organica gli studi su Leopardi e dettare la sua biografia.
Fu colpito da una grave malattia agli occhi e morì, sempre nella città partenopea, il 29 dicembre 1883.
La sua opera letteraria principale, pubblicata per la prima volta nel 1870, è stata la “Storia della letteratura italiana“, prima, coerente, compatta e sistematica sintesi di tutta la letteratura italiana.
Insomma in pezzo della storia di Morra De Sanctis
Tante sono le attrattive archeologiche, storiche, naturalistiche e religiose che possono essere visitate esplorando il borgo di Morra De Sanctis.
Tra i principali ci sono:
I piatti tipici fanno parte della storia di Morra De Sanctis perché sono vari e vanno ad inserirsi nella prelibata tradizione gastronomica irpina.
Sicuramente il viaggiatore che si troverà a passare da queste parti non potrà rinunciare a mangiare il baccalà, preparato secondo tradizioni antiche di secoli, o con peperoni amari fritti ed aglio, o con le patate. Altro piatto tradizionale è la migliazza, una sorta di polenta fatta con farina di Granturco.
Naturalmente anche i primi piatti non possono mancare, con pasta fatta a mano condita con legumi o ragù di carne di maiale. Salumi nostrani non mancano mai dalle tavole morresi, che amano accompagnare il tutto con dell’ottimo Aglianico di produzione locale.
Non mancano i momenti aggregativi in questo borgo dell’Alta Irpinia in Provincia di Avellino. Tra quelli che vanno ricordati ci sono: